Qual’è il significato della Skandalopetra oggi?
La skandalopetra è una disciplina “giovane e fresca”. Anche se è riportata da Omero, Erodoto, Oppiano migliaia di anni fa come modo di immersione, scompare negli anni ’60 e negli ultimi 10-15 anni è rinata come disciplina atletica. Si tratta di un’ immersione molto tecnica e sicura.
Quali sono le caratteristiche che deve avere una petra?
La skandalopetra è una petra di marmo o di granito di peso variabile, dai 6 – 14 kg.
Una petra deve avere angoli arrotondati, a forma di goccia o di pera con un foro all’apice dal quale va legata la cima, ha una forma idrodinamica; il peso varia a secondo della corporatura dell’ atleta; infatti noi nelle nostre gare usiamo più di 15 “petre”.
Ci sono limiti d’età?
No, non ci sono, secondo il regolamento mondiale ci sono 12 categorie di tutte le eta’ per i due sessi ed una per le persone disabili. Alle nostre gare hanno gareggiato bambini di 6 anni fino a signore e signori di 60 anni e 70 anni rispettivamente.
Quali sono le difficoltà durante la discesa?
Visto che le gare si fanno sono con il costume da bagno e’ ovvio che le difficolta’ dirette sono l’oscurità (senza maschera) e il termoclino. Poi secondo la velocita’ e la direzione della discesa sono, la compesazione e l’ arrivo alla profondità dichiarata dall’ atleta. Percio’ prima dalle finali delle gare ci sono 2-3 giorni di allenamento così tutti i partecipanti si abituano a questo tipo di immersione, il quale ripeto è molto tecnico visto che la “petra” possiede tante e diverse proprietà!
Come funziona una discesa in Skandalopetra?
Prima di tutto per tuffarsi bisogna essere in due, l’ atleta – tuffatore e l’assistente, colauzeris in Greco.
La massima sinergia di questi due garantisce un tuffo preciso! L’atleta si concentra seduto sulle ginocchia, respira, si alza e si tuffa. Il tuffo deve essere verticale alla superficie del mare, cosi l’ atleta scivola verso il fondo senza aver alcun freno alla profondità dichiarata.
L’apneista ha la mano legata alla corda della petra tramite una funicella. La skandalopetra stessa e’ legata con una corda alla superficie (piattaforma, barca) rappresentando così una forma di cordone ombelicale! Questo “legame”, petra – pescatore – piattaforma o barca, ha dato sicurezza per secoli a questo tipo di immersione! Si ritiene che è il modo più sicuro per immergersi!
Spiegaci l’importanza del compagno in superfice.
E’ di grandissima importanza. Nessun atleta di skandalopetra deve immergersi da solo, ha sempre il suo assistente (colauzeris) con il quale si alternano i ruoli, visto che ormai skandalopetra e’ una disciplina a squadre. L’assistente ti da la petra e la cima, controlla tutta la sua discesa, vede e capisce quando hai lasciato la petra e quando sei arrivato alla profondità dichiarata, visto che la cima ogni 5 – 10 metri riporta un segno. Una volta che l’atleta arriva sul fondo dà il segno ( 2-3 strappi) alla corda e l’assistente lo recupera. In qualsiasi momento ci si dovesse accorgere che il suo compagno si trova in pericolo scatta subito il soccorso.
Praticamente alla skandalopetra vale la regola: MAI DA SOLO IN ACQUA!
Sappiamo che tutti gli anni organizzi gare di Skandalopetra in Grecia, pensi che un giorno arriverà anche in Italia con lo stesso entusiasmo?
Direi che e’ gia arrivata in Italia da tempo, visto che sono state fatte gare, anche se a livello sperimentale e la F.I.P.S.A.S. riconosce come disciplina agonistica la skandalopetra e spesso la petra viaggia ben volentieri, per diversi motivi, in Italia.
Prossime iniziative in programma?
Tantissime!
Per il 2010 l’ Associazione Apneisti Liberi di Salonicco ha in programma diverse gare in Grecia.
1) Giugno: Lindos (Rodi)
2) Fine Agosto: Isola di Milos
3) Metà Settembre: Isola di Chalki
4) Fine settembre: Chalcidika
Appena avremo le date fissate, ve le comunicherò!
Grazie infinite per l’ ospitalità ed un cordiale saluto a tutti gli amici Italiani!
Prof. N.S.Trikilis M.D.
Un grosso saluto a Nikolas e Grazie per la sua disponibilità.
Una rara foto del mitico Haggi Statti poco prima di un tuffo in Skandalopetra.
A cura di Jimmy Muzzone